Un nuovo modello di comprensione e promozione per la salute. Dalla deviazione dalla normalità al concetto di adattabilità all’ambiente

Articolo pubblicato sul numero di Settembre del periodico AltraCittà

La salute è stata definita nella Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) del 1948, come uno “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non come semplice assenza di malattia”. Questa definizione ha il pregio di sottolineare come la salute comprenda molteplici aspetti della persona considerata nella sua globalità. Presenta però ancora il limite di concettualizzare la salute, come l’allontanamento da uno stato “ideale” di completo benessere. A tale proposito va considerato che questo presunto stato ideale è difficilmente identificabile e quantificabile, soprattutto in un momento storico in cui l’invecchiamento generale della popolazione e le sofisticate tecnologie mediche disponibili, permettono una lunga sopravvivenza anche con patologie croniche ed invalidanti.

Il medico e filosofo francese Georges Canguilhem nel proprio volume del 1943 “Il normale e il patologico”, propone una definizione di salute che non fa riferimento al concetto di devianza dalla norma, ma a quello di adattabilità al proprio ambiente. Se partiamo da questa premessa, allora la salute viene considerata la capacità del soggetto di adattarsi ai continui cambiamenti dell’ambiente,ma secondo un equilibrio dinamico e costantemente mutevole.La salute quindi non è solo la capacità di stare in una relazione stabile con il proprio ambiente, ma anche la capacità di rompere gli equilibri per trovare nuove soluzioni. Questo accade normalmente nei momenti di crisi evolutiva durante il ciclo di vita, come per l’esordio di una malattia,di difficoltà familiari o lavorative.

L’individuo che gode di buona salute, ha la capacità di cambiare i vecchi equilibri che ormai non sono più soddisfacenti, trasgredendo la norma precedente ed affrontando la sfida di un nuovo adattamento.Conviene considerare a tale proposito che invece il tradizionale modello biomedico che ha dominato fino ai nostri giorni, abbraccia sia il riduzionismo,cioè la visione filosofica che pretende che i fenomeni complessi possano essere spiegati da un unico principio originario, sia il dualismo mente-corpo, cioè la convinzione che i problemi psicologici e somatici appartengano a due classi di fenomeni completamente distinte.

Nel 1977 George L. Engels, nel suo celebre articolo “The need for a new medical model: a challenge for biomedicine” pubblicato sulla rivista Science, ha evidenziato la crisi del tradizionale modello biomedico proponendo invece il nuovo modello bio-psico-sociale. Questo modello considera gli individui come entità complesse, il cui comportamento e stato di salute, deriva dalla stretta interconnessione dei livelli organizzativi di tipo biologico,psicologico e sociale.

Con la Carta di Ottawa del 1986, l’OMS ha delineato il concetto di “promozione della salute”, partendo dalla premessa che la salute della persona dipenda dalle complesse relazioni che la persona intreccia con il proprio ambiente. Per raggiungere uno stato di completo benessere fisico,mentale e sociale, un individuo o un gruppo deve essere capace di identificare e realizzare le proprie aspirazioni, di soddisfare i propri bisogni,di cambiare l’ambiente circostante o di farvi fronte. La salute è quindi vista come una risorsa per la vita quotidiana, non è l’obiettivo del vivere.

Dott. Moretti Giuseppe - Psicologo Clinico

Sono uno Psicologo Clinico e di Comunità e Specialista in Psicologia della Salute. Albano Laziale (Castelli Romani) e Roma - Tel: 392.2524764