La salute è stata definita nella Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come uno “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non come semplice assenza di malattia”.
Georges Canguilhem ne “Il normale e il patologico”, propone una definizione di salute che non fa riferimento al concetto di devianza dalla normalità, ma a quello di adattabilità al proprio ambiente. La salute viene considerata la capacità del soggetto di adattarsi ai continui cambiamenti dell’ambiente, secondo un equilibrio dinamico e costantemente mutevole. La salute quindi non è solo la capacità di stare in una relazione stabile con il proprio ambiente, ma anche la capacità di rompere gli equilibri diventati disadattavi per trovare nuove soluzioni.
Il tradizionale modello biomedico che ha dominato fino ai nostri giorni, abbraccia sia il riduzionismo, cioè la visione filosofica che pretende che i fenomeni complessi possano essere spiegati da un unico principio originario, sia il dualismo mente-corpo, cioè la convinzione i problemi psicologici e somatici appartengano a due classi di fenomeni completamente distinte. Nel 1977 George L. Engels ha evidenziato la crisi del tradizionale modello biomedico, proponendo invece il nuovo modello bio-psico-sociale. Questo modello considera gli individui come entità complesse, il cui comportamento e stato di salute, deriva dalla stretta interconnessione dei livelli organizzativi di tipo biologico psicologico e sociale.
Con la Carta di Ottawa del 1986, l’OMS ha delineato il concetto di “promozione della salute”, partendo dalla premessa che la salute della persona dipenda dalle complesse relazioni che la persona intreccia con il proprio ambiente. La promozione della salute viene considerata il processo che mette in grado le persone di aumentare il controllo sulla propria salute e di migliorarla.
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